Il minimale domestico

Il minimale domestico

In un mondo sempre più complesso e carico di stimoli

oggigiorno molte persone sentono la necessità di linee essenziali, pulite, semplici, prive di qualsivoglia fronzolo o sovraccarico.
Il motto

less is more

(dell’architetto tedesco Ludwig Mies van der Rohe) è uno dei riferimenti principali per questo stile nel design che nel tempo si è spesso sposato alle tecnologie avanzate, fornendo soluzioni futuristiche.

L’ispirazione per la casa è anche quella delle linee e forme giapponesi, nate dalla filosofia Zen che vede nella semplicità una necessità non solo estetica ma anche morale. Ne nascono delle linee con atmosfere lunari, prive di colore (bianco, grigio o anche nero) in materiali innovativi o metallici o semplicementi naturali. Le pareti sono anch’esse a volte eliminate per dare vita a spazi aperti in cui le zone di servizio e accoglienza si fondono. Spesso gli spazi sono caratterizzati da luce naturale o artificiale a creare giochi di chiaroscuro e a costituirne gli elementi decorativi.

L’esempio di minimalismo più significativo nell’architettura giapponese è quello di Tadao Ando che concilia lo spirito della filosofia Zen e la sua percezione della natura. Nelle sue opere troviamo semplicità, austerità, luce e dialogo con la natura e materiali quali il cemento a vista associato al legno ed alla pietra. In Italia ha realizzato il centro di ricerca Fabrica per il Gruppo Benetton e per Giorgio Armani ha creato la sede della casa di moda e il Teatro Armani.

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